Il M5S propone il riconoscimento dello Stato di Palestina – Mozione a mia prima firma

Il M5S propone il riconoscimento dello Stato di Palestina – Mozione a mia prima firma

Pochi giorni fa i Parlamentari inglesi hanno votato una mozione non vincolante, ma di grande rilevanza politica, in cui invitano il Governo a riconoscere lo Stato Palestinese. Ancora più significativa la presa di posizione del Governo svedese, Stefan Lofven, il primo ministro ha rotto per primo il fronte pro Israele, dichiarando di voler riconoscere a breve i territori palestinesi come stato.
Lo scorso anno la Palestina è entrata come Stato osservatore non membro all’ONU.
E in Italia? Ci ha pensato il M5S. Ho presentato come primo firmatario, insieme ai colleghi della Commissione affari esteri, una mozione per il riconoscimento dello Stato Palestinese da parte del Governo italiano.
Un riconoscimento che non ci illudiamo possa cambiare nel breve periodo lo stato di detenzione e lento genocidio di un intero popolo, ma che rappresenta un tassello verso la soluzione dei due Stati, l’unica in grado di poter garantire stabilità e libertà di movimento ai palestinesi di West Bank e Striscia di Gaza. Il Parlamentari italiani seguiranno l’esempio dei loro colleghi inglesi? Vedremo

 

QUI IL TESTO DELLA MOZIONE A MIA PRIMA FIRMA

La Camera, 
premesso che: 
dal 1948 il popolo palestinese attende che sia riconosciuto dalla comunità internazionale lo Stato di Palestina
il 29 novembre 2012 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato a larga maggioranza la risoluzione n. 67/19 per la concessione dello status di osservatore permanente, come Stato non membro, allo Stato di Palestina. Tale risoluzione ha conferito allo Stato palestinese uno status equivalente, in seno all’Onu, a quello dello Stato della Città del Vaticano; 
la risoluzione n. 67/19 ha sicuramente rappresentato un importante passo verso il riconoscimento dei diritti fondamentali del popolo palestinese, ma l’attuale status non chiarisce, ad esempio, se la Palestina può o meno ricorrere alla Corte penale internazionale; 
il processo di pace sorto dagli accordi di Oslo del 20 agosto 1993 si è, di fatto, arrestato con l’uccisione di uno dei firmatari dell’accordo stesso, il Primo ministro israeliano Yitzhak Rabin, assassinato da estremisti sionisti contrari allo smantellamento delle colonie e alla costituzione dello Stato di Palestina. Da quel momento in poi il Governo d’Israele ha portato avanti una politica sempre più ostaggio degli estremisti delle colonie e gli insediamenti sui già scarsi territori palestinesi si sono moltiplicati a dispetto degli impegni sottoscritti e del diritto internazionale; 
l’espandersi continuo degli insediamenti illegali nei territori occupati di Cisgiordania e Gerusalemme est, la costruzione del muro di separazione, la distruzione di case e l’espulsione di palestinesi, la sottrazione di fondamentali risorse idriche ai palestinesi (l’acqua è sottoposta alla legge militare), nonché il protrarsi dell’embargo sulla striscia di Gaza, che ha preceduto e seguito gli attacchi militari con migliaia di vittime (si vedano le operazioni «Piombo fuso» e «Margine sicuro») compromettono qualsiasi sforzo per il processo di pace; 
sono continue le violazioni da parte del Governo israeliano della convenzione di Ginevra, a cui si aggiungono la detenzione arbitraria di migliaia di palestinesi (tra i quali Marwan Barghouti, il «Mandela palestinese», uno degli estensori degli accordi di Oslo), l’umiliazione a cui sono costretti i palestinesi nei continui checkpoint dei militari israeliani, il proseguimento di esecuzioni extragiudiziali e delle punizioni collettive (distruzione di case per rappresaglia); 
questa politica israeliana ha rafforzato e non indebolito le posizioni fondamentaliste religiose – un tempo marginali – tra i palestinesi, finendo per favorire l’ascesa di Hamas a discapito delle altre formazioni laiche; 
è urgente che la comunità internazionale adotti nuove iniziative per contribuire al rispetto del diritto internazionale e delle pertinenti risoluzioni delle Nazioni Unite; 
tutti i popoli del Medio Oriente hanno diritto alla pace e alla sicurezza e ciò può essere garantito a lungo termine solo attraverso una pace giusta e duratura basata sul rispetto del diritto internazionale e la piena e completa applicazione delle risoluzioni n. 242 del 1967 e n. 338 del 1973 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, sul ritiro delle forze di occupazione e lo smantellamento degli insediamenti, sul riconoscimento del diritto al rientro dei rifugiati in applicazione della risoluzione n. 194 del 1948 delle Nazioni Unite e sulla liberazione dei prigionieri politici palestinesi; 
sono 121 i Paesi in tutto il mondo che hanno già riconosciuto lo Stato di Palestina nei confini del 1967, secondo quanto previsto dalle citate risoluzioni delle Nazioni Unite, con Gerusalemme est quale sua capitale; 
in particolare, di grande significato è il recente riconoscimento dello Stato di Palestina che porta a 8 i Paesi membri dell’Unione europea che hanno reputato necessario questo riconoscimento, anche come pressione nei confronti del Governo d’Israele per farlo recedere dalla politica delle colonie e per riprendere il percorso di pace; 
il Parlamento britannico, la più antica democrazia liberale del mondo, con 274 voti favorevoli e 12 contrari, ha recentemente approvato una mozione che chiede al Governo di Londra di «riconoscere lo Stato palestinese al fianco dello Stato di Israele» come «contributo per assicurare la soluzione negoziata dei due Stati» nella regione,

impegna il Governo:

a riconoscere pienamente e formalmente lo Stato di Palestina nei confini del 1967 secondo le risoluzioni delle Nazioni Unite; 
a proporre, nelle sedi internazionali, un atto analogo da parte di tutti i Paesi membri dell’Unione europea e della Nato, da intendersi anche come un contributo importante nella lotta al terrorismo del fondamentalismo religioso; 
a predisporre in tempi rapidi una visita del Presidente del Consiglio dei ministri in Israele e in Palestina per illustrare ai Governi di questi due Paesi il senso del riconoscimento dello Stato di Palestina e per contribuire al riavvio del processo e del negoziato di pace. “

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Gianluca Rizzo administrator