MUOS: mia lettera al Presidente Mattarella

MUOS: mia lettera al Presidente Mattarella

In seguito alla sentenza della Cassazione, che ha confermato il sequestro del controverso impianto satellitare Usa, Muos, realizzato nella riserva del Sughereto di Niscemi, ho inviato una lettera al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, chiedendo un confronto sul tema.
Mi auguro che accetti il mio invito. La lotta No Muos non è solo una lotta di noi siciliani, ma di tutti gli italiani, una lotta di libertà e impegno sociale a favore dell’ambiente e della nostra sovranità.

Ecco il testo della lettera

Lettera MUOS al Presidente Mattarella

 

Egregio Signor Presidente,
Le scrivo da cittadino siciliano, come Lei, ma anche con l’incarico di rappresentante del popolo italiano, come Lei, per manifestarle il dissenso mio e di tanti siciliani su una storia diventata simbolo di una battaglia per i diritti civili contro interessi stranieri.

Era il 6 aprile 2006 e in Italia ferveva la campagna elettorale che da lì a poco avrebbe visto nascere la XV legislatura della Repubblica Italiana, Lei Presidente Mattarella sedeva già in Parlamento e sarebbe stato riconfermato nel suo incarico di deputato dalle elezioni del 9 e 10 aprile.
Sembra proprio un caso strano che in una fase così delicata per il nostro Paese, il Ministero della Difesa, nella persona del generale dell’Esercito Italiano Mario Marioli, si assunse l’iniziativa, ma aggiungerei la responsabilità politica di ratificare un accordo bilaterale USA – Italia del 2001, avvalendosi della vacanza istituzionale, che riconosceva diritto di uso esclusivo delle forze USA presenti a Sigonella, della Naval Radio Transmitter Facility (NRTF-8) di Niscemi.
All’interno della base NRTF-8, attiva già dal 1991 con quarantuno antenne il cui scopo è la trasmissione sotto la superficie del mare con sommergibili militari, nel 2011 sono iniziati i lavori di costruzione del MUOS (Mobile User Object System), un sistema di comunicazione satellitare ad alta frequenza e banda stretta.

Tale sistema andrà a sostituire il sistema di comunicazione UFO (Ultra High Frequency FollowOn) aumentando notevolmente le capacità di trasmissione dati delle forze armate americane.

Peccato che inizialmente venne previsto di costruire tale impianto, dotato di tre grandi parabole del diametro pari a 18,4 metri, nelle vicinanze della base NATO di Sigonella, ma la Marina degli Stati Uniti, preoccupata dei possibili effetti negativi delle microonde prodotte dal MUOS sul traffico aereo militare, decise di dirottare il nuovo impianto di telecomunicazioni nella stazione NRTF – Naval Radio Transmitter Facility di Niscemi e informò il comandante del 41° Stormo dell’Aeronautica Italiana di stanza a Sigonella, che a sua volta inoltrò a Roma la scheda
riguardante il nuovo progetto di Niscemi, annotando che l’Aeronautica non aveva «nulla contro per quanto concerne il posizionamento del MUOS, fermo restando le opportune verifiche d’impatto tecnico-strumentale e ambientale».
Il 31 ottobre 2006 la Direzione Generale dei Lavori e del Demanio del Ministero della Difesa approvava in via definitiva la richiesta del Comando US Navy, precisando che «lo Stato Maggiore della Difesa ha espresso il non interesse delle Forze Armate italiane alla futura acquisizione delle opere in caso di dismissione statunitense». Restavano solo da ottenere le autorizzazioni da parte della Regione Siciliana, perché i lavori per l’installazione delle nuove antenne avrebbero interessato un’area di 2.509 m2 ricadente in zona B della riserva naturale
“Sughereta” di Niscemi, Sito di Importanza Comunitaria (SIC), rientrante – secondo il manuale delle linee guida per la gestione dei Siti Natura 2000 del Ministero dell’Ambiente – nella tipologia «a dominanza di querceti mediterranei».
Il 24 gennaio 2007, il comando dell’Aeronautica militare di Sigonella trasmetteva il progetto MUOS all’Assessorato regionale territorio e ambiente della Regione Siciliana. Dopo il rilascio di un’autorizzazione di massima da parte del Servizio per i beni paesaggistici naturali e urbanistici della Regione, nell’attesa del progetto esecutivo e dalla relazione paesaggistica, il 14 giugno 2007 l’Assessorato competente inviava copia del documento all’allora sindaco di Niscemi, Giovanni Di Martino.
Il 3 aprile 2008, l’Assessorato territorio e ambiente della Regione provvedeva a trasmettere al Comune di Niscemi copie dei progetti del sistema di trasmissione satellitare e per un «nuovo impianto per mitigazione dei problemi di erosione superficiale e protezione dagli incendi nell’area della postazione radiotrasmittente della Marina Statunitense». Un mese e mezzo più tardi, il Comune riceveva dall’Aeronautica militare la relazione paesaggistica e la valutazione d’incidenza ambientale predisposta dal Comando US Navy. Il 9 settembre 2008, fu convocata a
Palermo una conferenza di servizi, cui parteciparono pure due funzionari del Comune di Niscemi, che espresse all’unanimità parere favorevole sulla compatibilità ambientale del MUOS.

Sotto l’azione delle crescenti mobilitazioni popolari, l’Amministrazione comunale affidò a tre professionisti siciliani (Donato La Mela Veca, Tommaso La Mantia e Salvatore Pasta), l’incarico di studiare i possibili impatti del MUOS sulla flora e la fauna dell’importante area protetta “Sughereta”. La relazione fu consegnata il 10 ottobre 2009 e convinse il sindaco di Niscemi a disporre l’annullamento in autotutela dell’autorizzazione ambientale rilasciata l’anno prima. La relazione tecnica definì incompleta e di scarsa attendibilità la valutazione d’incidenza ambientale
presentata dalla Marina militare statunitense, mentre la documentazione allegata fu bocciata perché discordante, insufficiente e inadeguata e nel progetto furono individuate gravi lacune e omissioni.
Ciononostante i lavori furono affidati sin dalla primavera del 2008 a un consorzio d’imprese, ma iniziarono solo dopo il parere favorevole dell’Assessorato regionale al territorio e ambiente, emesso l’1 giugno 2011 senza tenere minimamente conto delle norme di attuazione previste dal Piano territoriale paesaggistico della Provincia di Caltanissetta per la riserva naturale di Niscemi.
La gravità e le incongruenze degli studi che hanno spianato la strada alla concessione delle autorizzazioni del MUOS hanno spinto l’Amministrazione comunale di Niscemi ad affidare al Politecnico di Torino un’Analisi dei rischi del Mobile User Objective System presso il Naval Radio Transmitter Facility di contrada Ulmo. Il rapporto, presentato il 4 novembre 2011 dai professori Massimo Zucchetti (ordinario di Impianti nucleari del Politecnico e research affiliate del MIT – Massachusetts Institute of Thecnology) e Massimo Coraddu (consulente esterno del Dipartimento di energetica), ha rilevato l’insostenibilità ambientale del nuovo impianto e le “gravi carenze” degli studi effettuati dagli statunitensi. “Nella valutazione redatta dall’US Navy nel 2008 – scrivono Zucchetti e Coraddu – non è neppure esaminato quello che probabilmente è il peggiore dei rischi possibili: un incidente che porti all’esposizione accidentale al fascio di microonde, pericolosissimo e potenzialmente letale, anche per brevi esposizioni, a distanze inferiori a circa 1 Km”.
“Nonostante gli scarni dati disponibili – aggiungono i due ricercatori – con la realizzazione delle nuove antenne si verificherà un incremento medio dell’intensità del campo in prossimità delle abitazioni più vicine pari a qualche volt per metro rispetto al livello esistente, con la possibilità del verificarsi di punti caldi, con un incremento del campo nettamente superiore”. C’è poi il rischio di effetti acuti legati all’esposizione diretta al fascio emesso dalle parabole MUOS in seguito a malfunzionamento o a un errore di puntamento: “I danni alle persone
accidentalmente esposte a distanze inferiori ai 20 Km saranno gravi e permanenti, con conseguente necrosi dei tessuti”.
Le onde elettromagnetiche avranno pesantissimi effetti pure sul traffico aereo nei cieli siciliani e in particolare sul vicino aeroporto di Comiso: “La potenza del fascio di microonde del MUOS è senz’altro in grado di provocare gravi interferenze nella strumentazione di bordo di un aeromobile che dovesse essere investito accidentalmente”, spiegano Zucchetti e Coraddu. “Gli incidenti provocati dall’irraggiamento di aeromobili distanti anche decine di km sono eventualità tutt’altro che remote e trascurabili ed è incomprensibile come non siano state prese
in considerazione dagli studi progettuali”. I rischi d’interferenza investono potenzialmente tutto il traffico aereo della zona circostante il sito d’installazione del MUOS. “Nel raggio di 70 Km si trovano ben tre scali aerei: Comiso, a poco più di 19 Km dalla stazione di Niscemi, e gli aeroporti militare di Sigonella e civile di Fontanarossa (Catania), che si trovano rispettivamente a 52 Km e a 67 Km”. Sigonella, tra l’altro, è oggetto delle pericolosissime operazioni di atterraggio e decollo dei velivoli da guerra senza pilota Global Hawk, Predator e Reaper a
disposizione delle forze armate USA e NATO.
Nel 2012, la procura di Caltagirone ha bloccato i lavori del Muos ipotizzando reati ambientali.

Un blocco solo temporaneo, durato appena una ventina di giorni con l’annullamento del decreto di sequestro dell’impianto in costruzione. Nel frattempo la Commissione Europea dichiarò che le installazioni militari possono superare i vincoli Sic come progetti di difesa nazionale.
Un punto di svolta nella vicenda sembra arrivare nel marzo 2013, quando la Regione, sotto la guida del presidente Rosario Crocetta, ha revocato le autorizzazioni alla costruzione della base terrestre e blocca i lavori. Nel frattempo gli scontri tra Regione e Governo si concludono con un accordo, per cui si stabilisce che l’istallazione delle parabole sarebbe avvenuta solo dopo che uno studio affidato a “un organismo tecnico indipendente” (sarà l’Istituto Superiore di Sanità) avesse valutato l’impatto sull’ambiente e sulla salute della popolazione interessata
dalle emissioni elettromagnetiche, “anche in caso di utilizzo alla massima potenzialità degli impianti”.
Il parere dell’I.S.S. arrivò di lì a poco: “Le conclusioni del Gruppo di lavoro indicano che l’installazione del Muos non impatterebbe negativamente sulla salute della popolazione, ma rilevano contemporaneamente la necessità di un’attenta e costante sorveglianza sanitaria della popolazione delle aree interessate oltre che dell’attuazione di un monitoraggio dei livelli di campo elettromagnetico dopo alla messa in funzione delle antenne Muos, anche in
considerazione della natura necessariamente teorica delle valutazioni effettuate su queste specifiche antenne”.
Anche grazie ai risultati dello studio – sebbene come precisato puramente teorici e malgrado un’altra verifica avesse ravveduto carenze sul rigore e sulla validità degli studi eseguiti in passato – i lavori del Muos ripresero dopo quella ricordata come la “revoca della revoca”. Questo malgrado gli esperti nominati della Regione Sicilia avessero accompagnato la relazione dell’I.S.S. con una nota, nella quale si chiedeva un approfondimento del problema, e si sottolineava l’impossibilità di fare valutazioni conclusive in merito alle emissioni della base (uno
dei firmatari della nota già nel 2011 aveva espresso perplessità in materia).
La “revoca della revoca”, i dubbi sull’attendibilità delle verifiche effettuate e le conclusioni discordanti delle diverse perizie generarono una serie di ricorsi al Tar di Palermo, da parte del Comune di Niscemi, dei comitati No Muos e di Legambiente e, nell’aprile 2014, il Tar incaricò Marcello D’Amore, della Sapienza Università di Roma, di estendere ulteriormente le verifiche in merito.
La relazione finale di D’Amore è arrivata nel settembre 2014 e sostanzialmente diede ragione agli esponenti dei comitati No Muos. Nella relazione, infatti, si legge: “Le problematiche riguardanti la mappa del campo elettromagnetico irradiato dalle parabole satellitari del Muos in asse, fuori asse e in particolare in prossimità del terreno, il livello del campo elettromagnetico irradiato dalle antenne della base Nrft nel breve e nel lungo periodo, i possibili effetti causati dall’interazione di aeromobili con il fascio del Muos sono trattate rispettivamente dall’I.S.S.,
dall’ISPRA e dall’ENAV (Ente nazionale che gestisce e controlla il traffico aereo) in maniera non esaustiva e come tale suscettibile di ulteriori doverosi approfondimenti”.
A febbraio dello scorso anno il Tar di Palermo, forte anche delle verifiche effettuate dal professor D’Amore, ha decretato che le analisi compiute in materia sono insufficienti, specialmente per quanto riguarda il rischio salute. Si è arrivati con un nuovo stop dei lavori al Muos (non ancora entrato in funzione).
Alla decisione del Tar, segue l’appello del Ministero della Difesa. E la storia torna così a ripetersi. Lo scorso settembre, infatti, il Consiglio di giustizia Amministrativa (Cga) ha accolto parzialmente questo ricorso, disponendo nuove verifiche. Per le verifiche è nominato un comitato di cinque esperti (anche in questo caso non senza polemiche), che dovrà esprimere un nuovo parere in merito ai rischi per la salute e l’impatto sul traffico aereo. E qui arriviamo alla storia recente.
È proprio per questo, infatti, che era prevista l’accensione a pieno ritmo dell’impianto dei giorni scorsi, per verificare i livelli di radiazioni elettromagnetiche emesse e il potenziale impatto sulla salute degli abitanti di Niscemi. A poche ore, come annunciato, il tutto è stato sospeso. Perché? Come riferiscono giornali locali, mancherebbero le necessarie “misure precauzionali”. Misure sulle quali, a quanto pare, neanche lo stesso comitato di verificatori poteva fornire indicazioni.
Anzi, la presunta proposta degli stessi di accenderli – diversamente da quanto annunciato – alla minima potenza, avrebbe ulteriormente gettato confusione su una vicenda, da sempre, tutt’altro che trasparente.
La questione burocratica sembra essere arrivata al punto di partenza, in quanto, il comitato di esperti nominato dal CGA, si è rivolto all’amministrazione degli Stati Uniti per avere lo studio preventivo redatto già nel 2008, che sarà utilizzato per procedere alle verifiche, solo su carta, di eventuali effetti collaterali sulla salute degli abitanti di Niscemi, sull’impatto sul territorio siciliano, sul traffico aereo dei vicini scali di Comiso, Sigonella e Catania, sul vicino petrolchimico di Gela.
Nel frattempo la procura di Caltagirone, il 01 aprile 2015 ordinava il sequestro dell’impianto satellitare USA per violazione del vincolo paesaggistico d’inedificabilità assoluta presente in una riserva naturale, al quale sono sottoposte anche le costruzioni di carattere militare, sequestro confermato il 25 gennaio 2016 con il rigetto da parte della Cassazione del ricorso avviato dall’Avvocatura dello Stato per conto del Ministero della Difesa, condannando quest’ultimo al pagamento delle spese processuali.
Diversi sono i movimenti spontanei di cittadini che in questi anni hanno voluto farsi sentire per protestare contro un sistema che, di fatto, non ha tenuto conto della presenza di donne, bambini, anziani, lavoratori stabilmente integrati in un territorio ad alta vocazione naturalistica (la base USA di NISCEMI si trova in una zona dichiarata patrimonio naturalistico dal Ministero dell’Ambiente), turistica (grazie alla vicinanza dei siti UNESCO di Caltagirone, Ragusa, Noto) e industriale (vista la vicinanza di Gela).
Presidente Mattarella, con l’incarico di portavoce di una comunità, Le chiedo a gran voce di prendere a cuore questa situazione e incontrare me e i rappresentanti delle comunità interessate, per riportare giustizia e affermare la sovranità popolare dell’Italia nei confronti di un Paese che, pur essendo nostro stretto alleato strategico militare, avrebbe dovuto perseguire altre scelte di campo a suo tempo. Si può ancora tornare indietro, certo! C’è bisogno della buona volontà del Governo Italiano, in particolare del Ministero della Difesa e degli alleati USA nel trovare possibilità diverse ma la speranza di tanti siciliani è forte e Lei, da siciliano, lo sa!
La mia firma su questo documento, Presidente, la legga come quella di migliaia di persone che credono ancora in un Paese equo e votato alla difesa della salute dei propri cittadini e del territorio.
Lei ebbe a dire: “Nelle democrazie, tutte le istituzioni, senza eccezioni, possono affermarsi e prosperare solo se
sorrette dal consenso dei cittadini”; ecco perché ci appelliamo pertanto al Suo ruolo di Garante della Costituzione e alla Sua sensibilità istituzionale perché intervenga nei modi che riterrà più opportuni, al fine di evitare questo continuo scontro dove a subirne le conseguenze, sono tanti cittadini italiani.

Auguri di buon lavoro, signor Presidente

Roma, 28 gennaio 2016
Gianluca Rizzo
Deputato della Repubblica Italiana

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