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Riflessioni sulla chiusura della Commissione d’Inchiesta sugli effetti dell’Uranio Impoverito

Questo il testo che avrei voluto leggere alla conclusione dei lavori della commissione d’inchiesta sugli effetti dell’Uranio.  (qui la relazione conclusiva approvata)

PRESIDENTE, COLLEGHE, COLLEGHI,

eccoci giunti alle battute conclusive di questa commissione, volevo intanto ringraziare chi, stando dietro le quinte, ha collaborato affinchè i lavori si svolgessero nel rispetto delle regole che ci siamo dati, con la massima professionalità, impegno e passione, cosa non certamente scontata.

Ringrazio il presidente Scanu che con la sua tenacia, ha saputo tenere sempre la giusta direzione nei lavori svolti in questi due anni di attività

Ringrazio soprattutto le decine di testimoni che, con le loro storie, alcune molto toccanti dal punto di vista umano, sono venute a farci conoscere le loro verità.

Ringrazio le FFAA, che non si sono mai tirate indietro rispetto ad un confronto a volte anche aspro proprio in fuzione dell’attività di indagine che questa commissione ha tentato di portare a compimento.

Quale dovrebbe essere il significato di questo documento che oggi stiamo esaminando, quale significato soprattutto assume e assumerà nei confronti di chi per diretto interessamento o per interesse accademico o professionale attende di conoscerne i contenuti.

Me lo sono chiesto colleghi, perchè provo ad immaginare quale giudizio ci attende dalle tante persone che nei lavori di questa commissione hanno posto parecchia fiducia, persone che vivono una vita magari difficile, in cui la presenza della malattia professionale non riconosciuta, o il ricordo del proprio caro ormai non più tra loro sono li presenti nella loro esistenza, consapevoli del fatto che quella condizione, non è dipesa da loro, dalla decisione di aver voluto indossare una divisa, pronti a tutti pur di servire con dignità lo Stato a cui avevano giurato fedeltà, pronti anche ad ubbidire ciecamente ad ogni richiesta sopraggiungesse dai propri superiori. Tutto questo invece è dipeso da altri fattori, da decisioni prese o da decisioni non prese da parte di chi aveva l’onere del comando e la possibilità di scegliere ciò che si sarebbe dovuto fare rispetto a ciò che non si è fatto.

Mi auguro, per ciò che sono tenuto a rappresentare in questa sede, quindi l’espressione politica di una parte di italiani che qui mi ci ha mandato, che in questi oltre due anni, l’attività di indagine, le richieste di audizione, le domande poste, le risposte ottenute, i confonti con gli altri commissari, con i consulenti, siano valse utili ad ottenere un risultato concreto, tangibile, certo.

Un risultato incontrovertibile che permetta, da ora in avanti, di utilizzare questo documento come fonte primaria di ispirazione per dipanare ogni singola questione ancora irrisolta nel campo della prevenzione e controllo della sicurezza nel mondo militare, con tutto ciò che in cascata ne consegue:

  1. una normativa chiara e che non lasci adito a diverse interpratazioni

  2. una chiara identificazione delle azioni risarcitorie che lo Stato è tenuto a portare avanti per le manchevolezze volute o causate e l’individuazione delle responsabilità.

Uscendo da qui, la mia più grande aspirazione sarebbe quella di poter ricevere i giusti apprezzamenti per il lavoro sin qui svolto, senza se e senza ma , senza ricevere come risposte frasi del tipo “si, ma si poteva fare di più”.

Ma veniamo alla dichiarazione di voto:

Dovendo esprimere un giudizio complessivo sul testo proposto, al netto delle modifiche richieste, il voto del Movimento5Stelle è favorevole ma con alcune osservazioni:

  1. Il lavoro svolto dal Presidente Scanu, ha sicuramente scoperchiato molti altarini nelle FFAA, molta di quella “giurisdizione domestica” che è messa nero su bianco in questa relazione e in quelle intermedie precedenti, sono sicuramente macigni agli occhi di chi finora ha sempre tentanto di sminuire, di rimandare ad altri le responsabilità, di chi ha preferito girarsi dall’altro lato per paura di veder castrare la propria carriera. Ciò non toglie che noi del Movimento5Stelle, da forza politica libera ed avulsa a qualsivoglia tipo di censura avremo voluto che si andasse ancora più in profondità nella ricerca delle responsabilità riconducibili ai fatti da cui questa commissione trae origine.

Avremmo voluto sentire chi, a distanza di 20 anni dai primi casi di morte e malattia tra i militari mandati in missione all’estero, avrebbe voluto raccontarci, come testimonianza o come forma di pentimento, ciò che è accaduto ma soprattutto ciò che hanno vissuto in questi lunghi anni di cronaca raccontata dagli oltre 370 decessi e dalle migliaia di militari in guerra con patologie causate dall’aver svolto, fino in fondo il proprio dovere.

Personalità che nello Stato e per lo Stato hanno forse sulla coscienza il mandamento delle tante vite stroncate o delle molte patologie causate per incuira o chissà Dio per quali altri motivi si celavano dietro alle scelte compiute, ampiamente dimostratesi sbagliate grazie alle decine e decine di pagine prodotte dai vari organi della giustizia che hanno trattato i temi di cui la commissione si è interessata.

  1. Molte missioni sono state svolte, al fine di poter prendere visione dello stato dell’arte delle tante servitù oggetto dei lavori di indagine della commissione, purtroppo una non è stata portata a compimento, proprio quella che rappresenta per tutti noi, ma soprattutto per buona parte dei militari morti o attualmente colpiti da patologie il vero luogo del delitto: i balcani. Non potevamo non andare a visitare quei luoghi e conoscere le conseguenze ancora tangibili sulla pelle dei tanti abitanti che vivono sopra i campi e dentro le città bombardate dagli alleati durante la guerra alla ex jugoslavia. Questo mancato passaggio per noi è veramente grave.

  2. Un altro momento fondamentale rimasto nella nostra memoria, nella mia testa, è quello relativo all’audizione della sig.ra Pinotti, ministro della Difesa uscente, che con pilatesco atteggiamento rimandava alle competenza dell’avvocatura dello Stato le responsabilità sui tanti, troppi ricorsi ai danni dei molti militari che si sono visti rigettare i propri diritti di fronte al Comitato di Verifica e che poi, dopo molti anni e tante spese affrontate ottenevano quanto agognatamente sperato.

Tutto questo in contrapposizione a quanto affermato poi successivamente in un’altra audizione dall’Avvocatura dello Stato che riferiva di come le proprie inizative erano suffragate proprio dal ministro della Difesa coadiuavata dai suoi collaboratori.

Siamo alla conclusione di un ciclo, come già detto questo testo che voteremo favorevolmente dovrà rappresentare il principale strumento di consultazione per mettere finalmente e una volta per tutte la parola fine ad una storia ormai giunta al suo ultimo capitolo, quello in cui si capisce come andrà a finire: il bene vince e il male cede.”

Nuove richieste in comm.d’inchiesta Uranio

l lavoro della Commissione di inchiesta sull’Uranio impoverito procede, nonostante il muro di gomma del governo che di fatto sta bloccando una legge voluta trasversalmente dalla Commissione e che aiuterebbe centinaia di ragazzi

Stamattina ho chiesto:

1) di sapere dopo la rimessione delle deleghe da parte del generale Rossi, sottosegretario alla Difesa, chi segue la vicenda Uranio e per questo ho anche sollecitato l’audizione del ministro Pinotti.

2) di audire il comandante di Capo Teulada per avere notizie precise e dettagliate sull’utilizzo dei mezzi utilizzati dai vari eserciti durante le esercitazioni.

In questi giorni abbiamo ascoltato le drammatiche testimonianze delle famiglie colpite da queste tragedie e di alcuni reduci ammalati. Ci ha colpito quanto riferito da uno di loro che spera di non avere ritorsioni per il fatto di essere venuto in commissione. Ecco, questo dice tutto.

Loro, coraggiosi, pronti a testimoniare, e un governo che blocca
una legge che potrebbe aiutarli.

Mi auguro che venga quanto prima deliberata la proroga alla commissione Uranio in modo da poter giungere agli obiettivi prefissati.

Uranio, “Il governo ascolti la Commissione”

«I lavori di questa commissione si stanno svolgendo nella giusta direzione, 197 audizioni dimostrano che c’è la volontà di approfondire le varie questioni che si sono presentate e l’aver approvato il testo della relazione presentata oggi è il giusto riconoscimento per il lavoro svolto collegialmente. Ma ancora non basta, e lo dimostrano le centinaia di casi di soldati ammalati segnalati e le troppe storie di famiglie sole nella lotta per avere giustizia»: così i portavoce del Movimento5Stelle in Commissione d’inchiesta sull’uranio impoverito Gianluca Rizzo e Giulia Grillo a margine della presentazione della relazione intermedia sui lavori della commissione d’inchiesta sugli effetti uranio ed altri fattori inquinanti.

«Rendere di pubblico dominio le gravi carenze riscontrate nella gestione della sicurezza sui luoghi di lavoro è un atto dovuto nei confronti di tutti coloro che lavorano nell’amministrazione della Difesa – dice Rizzo – Fa male pensare che la specificità del comparto venga interpretata in senso riduttivo rispetto ai diritti comuni a tutti i lavoratori, ma siamo certi che la collaborazione dello Stato Maggiore della Difesa e di tutti coloro che hanno delle responsabilità in capo a questa problematica possa finalmente dare la giusta svolta alla questione».

Conclude Giulia Grillo: «Sotto il profilo della tutela dell’ambiente e della sicurezza sui luoghi di lavoro è assolutamente inaccettabile che al giorno d’oggi si assista ad atti di indicibile superficialità. Ciò che è emerso grazie alle indagini svolte dalla commissione riportano a una triste realtà le condizioni a cui sono sottoposti i nostri militari. È negato il diritto alla salute. E ciò a nostro avviso è gravissimo. Adesso, in quest’ultima fase del lavoro vogliamo che i risultati di questa commissione portino a una vero cambio di rotta nel sistema della protezione della salute e delle responsabilità dei datori di lavoro, cioè in questo caso della Difesa».

Militari italiani in Kosovo, consumo di acqua minerale al bromato?

Ai nostri militari in KOSOVO veniva distribuita un’acqua minerale con alti contenuti di bromato, possibile cancerogeno secondo lo IARC.
Oggi in audizione in commissione d’inchiesta uranio, un tenente colonnello medico, ci è venuto a raccontare questa storia.
L’audizione completa è ascoltabile qui: https://goo.gl/Nbdh3m

L’interrogazione parlamentare che abbiamo presentato è qui: https://goo.gl/7E6GCZ

Ai nostri militari in KOSOVO veniva distribuita un'acqua minerale con alti contenuti di bromato, possibile cancerogeno secondo lo IARC.Oggi in audizione in commissione d'inchiesta uranio, un tenente colonnello medico, ci è venuto a raccontare questa storia.L'audizione completa è ascoltabile qui: https://goo.gl/Nbdh3mL'interrogazione parlamentare che abbiamo presentato è qui: https://goo.gl/7E6GCZcon Giulia Grillo M5S MoVimento 5 Stelle Camera

Pubblicato da Gianluca Rizzo M5S su Mercoledì 5 luglio 2017

Quando l’Italia usava proietilli all’Uranio Impoverito a sua insaputa

Nel 1994 l’Italia era già in possesso di proiettili all’uranio impoverito. Lo ha rivelato in audizione in Commissione uranio impoverito il maresciallo in pensione Carofiglio, ex addetto all’armeria della X legione della Guardia di Finanza e testimone oculare della presenza di oltre 20 casse di munizioni al DU.

Una rivelazione choc che arretra di almeno 6 anni la vicenda uranio impoverito in Italia. E non solo. Per la prima volta, in maniera ufficiale e davanti ai commissari viene rivelato ciò che in tanti sostenevano: e cioè che l’uranio impoverito era in Italia. Nonostante tutte le rassicurazioni arrivate in questi anni da tutti i livelli istituzionali

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Chiediamo l’immediato intervento delle autorità giudiziare competenti e lo ribadiremo al presidente Scanu: è più che mai importante agire subito, affinchè eventuali prove, anche documentali, che persistano nei depositi di Pozzuoli e presumibilmente di La Spezia non vengano inquinate e si possa ulteriormente acquisire quante più notizie ed informazioni su quanto dichiarato dal maresciallo Carofiglio. Se tutto ciò che egli afferma troverà ulteriori riscontri, sarà necessario riportare indietro di 20 anni anche le eventuali responsabilità politiche e militari di tutti quegli esponenti che hanno sempre negato la presenza di tali munizionamenti in Italia

Vogliamo sapere se la Breda, azienda italiana, ha prodotto tali proiettili, dove sono stati eventualmente prodotti, con quale destinazione. Soprattutto: come faceva ad avere uranio impoverito, ricavato dallo scarto di centrali nucleari?

In morte di un eroe: caporal maggiore Antonio Attianese

La parte più difficile del nostro lavoro in Commissione uranio è trovarci di fronte ai ragazzi che, oltre a combattere contro la burocrazia, la fredda macchina da guerra del ministero della Difesa, hanno davanti il mostro più difficile da affrontare, una malattia insistente e ostinata. Pochi mesi fa abbiamo avuto l’onore di conoscere il caporal maggiore Antonio Attianese, un ragazzo in lotta per la propria sopravvivenza, ma sempre, sempre col sorriso. La vicenda di Antonio è intrisa dall’ombra della cattiveria umana nei confronti di un ragazzo fiero del proprio ruolo, ma ostacolato in tutto e per tutto dal lato peggiore delle divise, la schiena.

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Ci raccontò di non essere mai stato informato circa la pericolosità della sua malattia. Poi aveva chiesto i rimborsi delle spese sanitarie ma denunciò di essere stato minacciato dai superiori. Per questo noi del MoVimento 5 Stelle ne abbiamo chiesto immediatamente l’audizione in Commissione alcuni mesi fa. E la Commissione ha trasmesso gli atti al procuratore militare presso il Tribunale di Roma. Dopo due pareri negativi del comitato di verifica alla fine è stato emesso il decreto di risarcimento come vittima del dovere.

In morte di un eroe: caporal maggiore Antonio Attianese

Pochi giorni fa, Antonio ci ha lasciati. Un ulteriore nome in questa strage infinita. Di lui ricorderemo per sempre il suo sorriso che nessuna meschinità poteva cancellare.
Antonio si era arruolato negli Alpini paracadutisti, e aveva preso parte a due missioni in Afghanistan: la prima a Kabul per Isaf dal maggio al settembre 2002; la secondo a Khost per Enduring Freedom dal febbraio al maggio 2003. Al rientro gli fu diagnosticato un carcinoma alla vescica e iniziò il calvario fisico ma anche quello burocratico per poter ottenere gli indennizzi dovuti, per poter essere di sostegno alla sua famiglia anche nella peggiore delle ipotesi. Come purtroppo è avvenuto, dopo 13 anni di lotta.

Ecco cosa la moglie ha detto dopo aver ricevuto una corona di fiori dallo Stato Magiore dell’Esercito: “Questo vostro pensiero non potrà mai compensare tredici lunghi anni di assurdo silenzio e abbandono da parte dello Stato“. Noi, lo sottoscriviamo. ANTONIO c’ha lasciato un insegnamento con il suo modo di essere, con il suo modo di affrontare la malattia: il suo ricordo è un ulteriore sprone a non mollare mai.

Ciao Antonio, ranger per sempre

In Commissione “uranio” la parte più difficile è quella che ci vede di fronte ai ragazzi che, oltre il mostro della burocrazia e l’ostinazione della fredda macchina da guerra del ministero Difesa, devono combattere con il mostro della malattia…
Pochi mesi fa ho conosciuto ANTONIO ATTIANESE, una vicenda intrisa dall’ombra della cattiveria umana nei confronti di un ragazzo fiero della propria divisa, vicenda per la quale chiesi immediatamente un’audizione in commissione…

Di quei giorni, oltre la terribile storia, ho il ricordo di un sorriso e di una pacca sulle spalle…che rimarranno per sempre impressi nei miei ricordi e che hanno portato un’ulteriore insegnamento nella mia vita.

Adesso ANTONIO è in un altro dove.

Un caro saluto.

Un intervento di Luigi DiMaio sul caso Uranio

Nei giorni scorsi la stampa ha riportato le inquietanti dichiarazioni di un ex Maresciallo della Guardia di Finanza secondo cui nel 1994 armi contaminate da uranio impoverito erano in dotazione in Italia alle nostre Forze Armate.

Queste munizioni sarebbero state scaricate in una esercitazione straordinaria nel mar Tirreno. Sono notizie molto gravi: da sempre tutte i ministri della difesa avevano negato in ogni sede l’utilizzo di armamenti contaminati dall’uranio impoverito.

Vogliamo sapere la verità. Per questo, insieme ai colleghi Gianluca Rizzo M5S e Giulia Grillo M5S, ho depositato questa interrogazione per chiedere chiarimenti al Ministro Pinotti https://goo.gl/ELLgaoL'immagine può contenere: una o più persone

Muos: audizione del presidente della Regione Siciliana, Crocetta.

Quanto emerge dall’audizione del Presidente della Regione Siciliana, Rosario Crocetta, certifica ancora una volta quanto sia stata determinante in questa vicenda l’insistenza del Ministero della Difesa contro la Sicilia e i suoi abitanti già a partire da un incontro avvenuto a Palazzo Chigi con l’allora premier Monti.

In quell’occasione il presidente Crocetta racconta che il sottosegretario agli Esteri Demistura premeva affinché si chiudesse quanto prima la questione Muos a favore degli Usa.
Rivela di un episodio di minacce telefoniche provenienti dagli USA ed anche di come sia l’assessore Lobello che la prefettura di Caltanissetta avessero subito la violazione delle caselle di posta elettronica in cui risultavano alcune comunicazioni riguardanti il MUOS.

Episodi che ci lasciano di certo sconcertati ma che non ci consentono di assolvere la Giunta Crocetta da una serie di mancanze come quella di non aver preteso la realizzazione delle azioni previste nel protocollo d’intesa siglato nel 2011 fra Ministero della Difesa e Regione Siciliana al fine di mitigare la presenza del Muos e garantire un controllo continuo dei fattori di inquinamento ambientale

Gravi mancanze altresì sul lato della sorveglianza sanitaria per cui è stata totalmente assente l’iniziativa da parte della giunta Crocetta nel pretendere dallo stesso governo che ci aveva e chi ci ha di fatto imposto il Muos, tutte le misure di prevenzione e sorveglianza sanitarie indispensabili su un’area unica al mondo per qualità e concentrazione di fattori inquinanti.

La popolazione locale è stata totalmente abbandonata proprio nel momento più delicato ossia quello in cui il Muos è stato messo in funzione e questo è inaccettabile.

Infine ci sorprende la reazione di Crocetta che pareva non conoscere neanche l’esistenza del Comitato Misto Paritetico in Sicilia, commissione di riferimento della regione sulle questioni riguardanti la presenza di siti militari sul territorio regionale, sulla cui attività in relazione al Muos, abbiamo chiesto delucidazioni. Il Presidente Crocetta tornerà in commissione, nel frattempo chiederemo le audizioni sia dell’ex sottosegretario agli esteri Demistura, dell’ex ministro LaRussa e del Ministro Lorenzin.

VIAGGO NELLA SICILIA MILITARIZZATA tra abusi e forzature

Ecco il nostro viaggio in una Sicilia che vive soffocata tra depositi militari, antenne americane e territori bombardati.

Partiamo con una buona notizia:
 le popolazioni che non voglio assistere impotenti alla violazione dei loro territori sono state ascoltate dai militari. Ed è un buon inizio. sicilia_uranio1.jpeg
È accaduto a Drasy, dove insiste un poligono inquinato da metalli pesanti e che potrebbe essere concausa dell’erosione della costa e a Niscemi, in cui la protesta per la “foresta di antenne” stride con la “foresta di sughero”.

Ma molto c’è da fare, ed è quanto è emerso dai responsabili della sicurezza della base aerea di Sigonella e soprattutto ascoltando gli organi di controllo Arpa e il Comitato Misto Paritetico che non sembrano aver veramente a cuore le sorti dei siciliani, la loro salute, la loro sicurezza, le loro perplessità,

In Sicilia è come se la mano destra non sapesse ciò che fa la sinistra. 
Cosi il Sindaco di Niscemi non sapeva della la mozione approvata in Parlamento nel 2014 per il monitoraggio in continuo delle emissioni elettromagnetiche del MUOS e delle 46 antenne della base NRTF; l’ARPA non ha informato i comitati NOMUOS in merito alle norme tecniche utilizzate per rilevare i parametri di emissione delle antenne di Niscemi; il comando regionale autonomo militare ha mostrato di avere un po’ le idee confuse su chi sia responsabile della sicurezza di Drasy, dove trasferire lo stesso e se sia o meno necessaria una bonifica a mare e a terra.

In tutto questo ci stanno ex militari malati che mostrano le loro ferite “non di guerra”, popolazioni stanche di essere militarizzate, niscemesi che respirano i veleni del petrolchimico di Gela e vengono bombardati da continue onde elettromagnetiche.
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Abbiamo fortemente voluto un impegno da parte delle autorità competenti per una seria sorveglianza dentro e fuori le basi di Sigonella e Niscemi, abbiamo chiesto un impegno ad ARPA affinché si faccia titolare di studi innovativi sugli effetti inquinanti da elettromagnetismo. Perché ciò che avviene a Niscemi, forse non succede in altre parti del mondo!

Per il poligono di Drasy abbiamo chiesto certezze
 – e ci auguriamo arrivino presto – da parte dei responsabili militari della Sicilia in merito alle prossime bonifiche da fare e anche in merito al rispetto del riconoscimento della peculiarità della costa, unica nell’Agrigentino, con l’obiettivo di cercare, ove possibile, un altro sito per le esercitazioni militari.

 

 

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