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Difesa online: ELEZIONI 2018: L’ESPERIENZA IN COMMISSIONE DIFESA DELL’ON. GIANLUCA RIZZO (M5S)

(di Andrea Cucco) [articolo originale]
22/02/18

La consultazione elettorale è alle porte e, anche nel migliore dei casi, si profila un periodo difficile per la Repubblica. Il mondo della Difesa è tenuto tradizionalmente sottotono – se non addirittura soggetto a censura! – in tempi “felici”, figuriamoci cosa potrebbe riservarci un lustro di equilibrismi e compromessi.

Per avere un’idea più corretta, o almeno “meno fake” delle idee in campo, ospitiamo alcune interviste a politici che con la Difesa hanno avuto o avranno ancora a che fare.

In attesa delle “liste dei ministri”, cominciamo con un rappresentante del Movimento 5 Stelle, una realtà apparentemente lontana dai militari ma che può destare sorpresa.

Onorevole Rizzo, durante la legislatura è stato membro della commissione Difesa. Come ha vissuto l’esperienza?

È stata sicuramente un’esperienza forte e ricca di momenti intensi, che mi ha dato l’opportunità di approfondire il funzionamento del Mondo della Difesa, un mondo poco noto all’opinione pubblica o che lo è stato sino a quando non siamo entrati noi del Movimento 5 Stelle nelle Istituzioni.

La Difesa racchiude una miriade di ambiti professionali: la salute, il lavoro, l’industria, la formazione, la ricerca e sviluppo, rappresentando una realtà a parte, completa, con delle specificità che le vengono assegnate dalla Costituzione per garantire la sicurezza del Paese e la tutela dei nostri interessi nel mondo. Aver partecipato attivamente ai lavori della commissione mi ha permesso di comprendere fino in fondo l’importanza del ruolo che l’Italia ha nello scacchiere Geo-Politico euromediterraneo e nel contesto mondiale; basandomi su questi principi mi sono sempre assunto la responsabilità di ogni voto e di ogni parere espresso sugli atti posti al nostro vaglio.

Quando si parla di sostegno del mondo militare il Movimento 5 Stelle non è il primo soggetto politico che viene in mente…

Probabilmente verrà in mente a chi ha avuto l’opportunità di poter conoscere il modo in cui lavoriamo. Siamo andati oltre il concetto stesso di “ispezione parlamentare”, da parte nostra c’è stata una ferma volontà di conoscere più da vicino e più approfonditamente l’ambiente lavorativo dei nostri uomini del comparto Difesa, effettuando centinaia di visite conoscitive fra tutte le forze armate, passando dalla MM alla AM all’EI e ai CC, esperienze che ci hanno permesso di avere una percezione più realistica delle tematiche oggetto dei nostri lavori parlamentari.

Ha fatto il servizio militare?

Ho svolto il servizio di leva obbligatoria nel 1996, presso il 62° rgt carri “Sicilia” a Catania, ma quasi sempre sono stato in missione e per molto tempo impiegato in operazione “Vespri Siciliani” a Siracusa presso il tribunale, ho fatto vigilanza coste a Pantelleria e un mese circa nel poligono di Capo Teulada. A distanza di tanti anni ho potuto rivedere alcuni luoghi in cui ho vissuto esperienze che mi hanno sicuramente fatto crescere umanamente, però ho guardato diversamente ciò che avevo visto con gli occhi di un ventiduenne che aveva ricevuto una divisa mimetica con i gradi di caporale.

Oggi sono segretario della commissione d’inchiesta “Uranio” e il presente mi racconta la storia di un ragazzo, che oggi non c’è più, che scriveva alla propria madre descrivendole le esercitazioni e le esplosioni nei poligoni sardi, trasfigurando quella realtà e trasformando quei bagliori e quelle scintille in spettacolari e affascinanti fuochi d’artificio… con gli occhi di un ragazzo che si sentiva protetto dal proprio Paese, convinto che quei fumi non fossero stati nocivi per la sua salute.

La relazione finale della commissione d’inchiesta parlamentare sull’uranio impoverito ha fatto discutere. Quali sono le sue valutazioni in merito?

Come già detto ho avuto l’onore di far parte di una commissione d’inchiesta che il Movimento 5 Stelle ha voluto fortemente tramite l’impegno della mia collega, prima firmataria della proposta di legge che ne chiedeva l’istituzione, Marialucia Lorefice.
Questa è stata la quarta commissione d’inchiesta autorizzata dal Parlamento a seguito dei primi militari deceduti dopo aver prestato servizio all’Estero, nei Balcani in particolare.

Questa commissione ha inciso favorevolmente nel dibattito su coloro che hanno subìto danni alla salute o peggio subendo la perdita di propri cari, mettendo “nero su bianco” l’esistenza di un nesso causale tra le patologie contratte dai nostri militari e l’esposizione all’uranio impoverito e alle nanoparticelle prodotte dalla sua esplosione e a tutti gli altri fattori ambientali oggetto dei lavori della commissione. Ricordo in particolare l’amianto, il radon o le vaccinazioni massive. Ciò è riscontrabile con l’approvazione dell’atto finale votato nei giorni scorsi. La relazione è stata molto precisa grazie all’ottimo lavoro svolto dai commissari e dai nostri consulenti.

Il nostro voto alla relazione è stato favorevole e ciò che mi rende orgoglioso è stato il riconoscimento al Movimento 5 Stelle, dalla quasi totalità dei colleghi degli altri schieramenti politici, del grosso merito per il risultato ottenuto.

Il generale Bertolini, ha sottolineato che ci sono pericoli più gravi di cui tenere conto (v.intervista): la prima misura di sicurezza per un soldato è l’addestramento. Un’attività assolutamente insufficiente nel nostro Paese…

Della visione militaristica del generale Bertolini ho rispetto ma non è la stessa che abbiamo percepito con le visite svolte dalla commissione d’inchiesta e audendo le tante figure del mondo della Difesa italiana chiamate a Roma. Come non poter pretendere, soprattutto per tutto ciò che riguarda l’addestramento del personale e tutto ciò che attorno vi ruota, il rispetto della normativa vigente in materia di sicurezza sul lavoro. Non possiamo assistere ad altri casi Nasta o contare altre vittime che, pur obbedendo a degli ordini ben precisi, resterebbero vittime dei pericoli a cui si andrebbe incontro nei Poligoni, o in ambienti in cui sono avvenuti bombardamenti.

Paradossalmente è come se i nostri uomini in azione venissero dotati di giubbetti antiproiettile non per salvare loro la vita ma per renderli capaci di continuare a combattere nonostante un eventuale ferimento a un braccio o a una gamba. Se l’Italia ambisce a raggiungere eccellenti risultati dal punto di vista della tutela del proprio personale sicuramente non può non dotarsi di nuove procedure e strumenti in grado di superare la “giurisdizione domestica” che abbiamo avuto l’opportunità di conoscere in ambito militare.

 

Video del movimento criticano la componente (in percentuale) del bilancio della Difesa destinata agli stipendi, promettendo soluzioni. Cosa farete, diminuirete ulteriormente gli organici o aumenterete i fondi?

Il bilancio della Difesa, al netto degli ulteriori fondi che vengono garantiti dal MEF e dal Ministero per lo Sviluppo economico, è fortemente sbilanciato verso il costo del personale. Riteniamo valido il rapporto 50/25/25, dove 50 è la percentuale di assegnazione del bilancio del ministero (che ricordo essere oltre i 20 miliardi) per pagare stipendi, straordinari e indennità varie, nonché le pensioni ausiliari e l’ARQ.
Le percentuali del 25 indicano invece i valori di bilancio a cui ambire per il mantenimento dello strumento militare e per investire in ammodernamenti e sistemi d’arma. Le faccio un esempio di ciò che è avvenuto: Il M5S intende revocare i finanziamenti pubblici ai giornali, sa qual è stato il risultato? Buona parte dei giornali che ricevono fondi non mancano occasione di screditarci con articoli e interviste. Ecco, si può dire che anche nel campo della Difesa si è voluta strumentalizzare una considerazione strettamente personale fatta da un nostro consulente che lanciava l’allarme verso ciò che in Italia ancora succede: abbiamo un rapporto tra dirigenti e comandati molto basso, il che potrebbe lasciare presagire che vi sia la necessità di alleggerire le catene di comando, facendo altresì raggiungere quel rapporto tra le tre configurazioni di spesa a cui ho già accennato.

A tal proposito ne approfitto per smentire la fake news che farnetica su eventuali tagli degli stipendi per gli uomini del comparto difesa e sicurezza da parte del M5S, NON È ASSOLUTAMENTE VERO, mai discusso di una cosa del genere e solo un folle potrebbe farlo!

Troppe missioni militari italiane assecondano politiche estere straniere e troppo spesso concorrenti. Con un governo 5 stelle cambierà qualcosa?

Pensiamo che sia fondamentale partecipare alle missioni internazionali ove siano evidenti le finalità di protezione della nostra nazione e dei suoi interessi nel mondo o di chiara matrice di aiuto alle popolazioni civili dalla violenza delle guerre e delle rivolte dettate da motivi economici, razziali o volute da dittatori senza scrupoli. La missione in Afghanistan non solo non incarna nessuna di queste premesse ma, a distanza di 12 anni, misurandone l’efficacia, si può solo certificare il fallimento di una strategia a guida americana che poco ha prodotto in termini di contrasto al terrorismo, alla produzione di oppio e alla riduzione della violenza sul suolo afgano. Ecco perchè non la riteniamo indispensabile né utile. A differenza invece della missione in Libano o di quella nei Balcani a tutela e garanzia della pace in quelle regioni devastate in passato da guerre fratricide.

Ama la nostra bandiera e darebbe la vita per difenderla?

Sì, senza se e senza ma!

La comunicazione (e la relativa trasparenza) della Difesa è stata quasi azzerata con l’attuale ministro. La gestione politica, ideologica e personalistica finirebbe con un ministro 5 Stelle?

Esistono due linee di pensiero, una opposta all’altra, per cui o ci si chiude a testuggine ed è quello avvenuto con la ministra Pinotti o ci si apre ai cittadini/contribuenti sempre nell’ottica di garantire quelle prerogative di sicurezza e riservatezza che debbono continuare ad essere mantenute per chi è delegato a gestire la sicurezza del Paese. Troppa chiusura lascia adito ad interpretazioni, maldicenze, accuse gratuite che i nostri uomini non meritano di subire.

Ho avuto modo di parlare con molti militari in questi anni, molti con importanti incarichi di comando, altri da graduati o soldati semplici e quello che ho potuto percepire dai discorsi fatti è la sgradita percezione, da parte dell’opinione pubblica, della mancanza di riconoscimento per l’ottimo lavoro svolto a tutti i livelli. Abbiamo la fortuna di avere migliaia di uomini e donne che svolgono il proprio compito con impegno e dedizione, convinti dei propri mezzi e in grado di ottenere riconoscimenti di prestigio in tutto il mondo.

Perchè un militare dovrebbe votarvi?

Un militare, donna o uomo che sia, è innanzi tutto un cittadino Italiano che ha intrapreso una carriera lavorativa nelle forze armate, la priorità del Movimento 5 Stelle è quella di migliorare la qualità di tutti i cittadini… indistintamente. In questi giorni si sentono diverse sirene della politica, peccato che sono le stesse sirene di quella politica che ha prodotto danni enormi negli ultimi 30 anni in questo comparto: dalla mancata realizzazione di un vigoroso riordino delle carriere, al taglio degli stipendi, alla riduzione del turnover alla mancata riforma della rappresentanza militare, dal garantire commesse miliardarie di sistemi d’arma, a volte inutili, al non poter garantire adeguati standard di
funzionalità in caserme, basi aeree o navali.

Il Movimento 5 Stelle non ha filtri da apporre nella definizione delle proprie priorità nè promesse da mantenere nei confronti di alcuna lobby, abbiamo solo la volontà di fare ciò che è giusto per tutti gli italiani, compresi gli appartenenti al comparto Difesa, che ogni giorno affrontano la propria giornata lavorativa con grande dignità e a cui va sicuramente garantita una migliore qualità della vita.

Serve anche rivalutare il contributo offerto dal personale civile a cui delegare quelle attività che esulano dalla sfera delle specificità militari e per cui non si rende necessario indossare una divisa per compiere attività anche importanti.

Infine bisogna mantenere adeguati standard di professionalità, investire in sistemi d’arma adeguati alle minacce correnti o prevedibili e una macchina gestionale in grado di cancellare sprechi, tagliando ove possibile, al fine di migliorare le infrastutture necessarie ad accogliere il personale e in grado di produrre modalità addestrative all’avanguardia utili allo svolgimento delle attività delegate al comparto.

Riflessioni sulla chiusura della Commissione d’Inchiesta sugli effetti dell’Uranio Impoverito

Questo il testo che avrei voluto leggere alla conclusione dei lavori della commissione d’inchiesta sugli effetti dell’Uranio.  (qui la relazione conclusiva approvata)

PRESIDENTE, COLLEGHE, COLLEGHI,

eccoci giunti alle battute conclusive di questa commissione, volevo intanto ringraziare chi, stando dietro le quinte, ha collaborato affinchè i lavori si svolgessero nel rispetto delle regole che ci siamo dati, con la massima professionalità, impegno e passione, cosa non certamente scontata.

Ringrazio il presidente Scanu che con la sua tenacia, ha saputo tenere sempre la giusta direzione nei lavori svolti in questi due anni di attività

Ringrazio soprattutto le decine di testimoni che, con le loro storie, alcune molto toccanti dal punto di vista umano, sono venute a farci conoscere le loro verità.

Ringrazio le FFAA, che non si sono mai tirate indietro rispetto ad un confronto a volte anche aspro proprio in fuzione dell’attività di indagine che questa commissione ha tentato di portare a compimento.

Quale dovrebbe essere il significato di questo documento che oggi stiamo esaminando, quale significato soprattutto assume e assumerà nei confronti di chi per diretto interessamento o per interesse accademico o professionale attende di conoscerne i contenuti.

Me lo sono chiesto colleghi, perchè provo ad immaginare quale giudizio ci attende dalle tante persone che nei lavori di questa commissione hanno posto parecchia fiducia, persone che vivono una vita magari difficile, in cui la presenza della malattia professionale non riconosciuta, o il ricordo del proprio caro ormai non più tra loro sono li presenti nella loro esistenza, consapevoli del fatto che quella condizione, non è dipesa da loro, dalla decisione di aver voluto indossare una divisa, pronti a tutti pur di servire con dignità lo Stato a cui avevano giurato fedeltà, pronti anche ad ubbidire ciecamente ad ogni richiesta sopraggiungesse dai propri superiori. Tutto questo invece è dipeso da altri fattori, da decisioni prese o da decisioni non prese da parte di chi aveva l’onere del comando e la possibilità di scegliere ciò che si sarebbe dovuto fare rispetto a ciò che non si è fatto.

Mi auguro, per ciò che sono tenuto a rappresentare in questa sede, quindi l’espressione politica di una parte di italiani che qui mi ci ha mandato, che in questi oltre due anni, l’attività di indagine, le richieste di audizione, le domande poste, le risposte ottenute, i confonti con gli altri commissari, con i consulenti, siano valse utili ad ottenere un risultato concreto, tangibile, certo.

Un risultato incontrovertibile che permetta, da ora in avanti, di utilizzare questo documento come fonte primaria di ispirazione per dipanare ogni singola questione ancora irrisolta nel campo della prevenzione e controllo della sicurezza nel mondo militare, con tutto ciò che in cascata ne consegue:

  1. una normativa chiara e che non lasci adito a diverse interpratazioni

  2. una chiara identificazione delle azioni risarcitorie che lo Stato è tenuto a portare avanti per le manchevolezze volute o causate e l’individuazione delle responsabilità.

Uscendo da qui, la mia più grande aspirazione sarebbe quella di poter ricevere i giusti apprezzamenti per il lavoro sin qui svolto, senza se e senza ma , senza ricevere come risposte frasi del tipo “si, ma si poteva fare di più”.

Ma veniamo alla dichiarazione di voto:

Dovendo esprimere un giudizio complessivo sul testo proposto, al netto delle modifiche richieste, il voto del Movimento5Stelle è favorevole ma con alcune osservazioni:

  1. Il lavoro svolto dal Presidente Scanu, ha sicuramente scoperchiato molti altarini nelle FFAA, molta di quella “giurisdizione domestica” che è messa nero su bianco in questa relazione e in quelle intermedie precedenti, sono sicuramente macigni agli occhi di chi finora ha sempre tentanto di sminuire, di rimandare ad altri le responsabilità, di chi ha preferito girarsi dall’altro lato per paura di veder castrare la propria carriera. Ciò non toglie che noi del Movimento5Stelle, da forza politica libera ed avulsa a qualsivoglia tipo di censura avremo voluto che si andasse ancora più in profondità nella ricerca delle responsabilità riconducibili ai fatti da cui questa commissione trae origine.

Avremmo voluto sentire chi, a distanza di 20 anni dai primi casi di morte e malattia tra i militari mandati in missione all’estero, avrebbe voluto raccontarci, come testimonianza o come forma di pentimento, ciò che è accaduto ma soprattutto ciò che hanno vissuto in questi lunghi anni di cronaca raccontata dagli oltre 370 decessi e dalle migliaia di militari in guerra con patologie causate dall’aver svolto, fino in fondo il proprio dovere.

Personalità che nello Stato e per lo Stato hanno forse sulla coscienza il mandamento delle tante vite stroncate o delle molte patologie causate per incuira o chissà Dio per quali altri motivi si celavano dietro alle scelte compiute, ampiamente dimostratesi sbagliate grazie alle decine e decine di pagine prodotte dai vari organi della giustizia che hanno trattato i temi di cui la commissione si è interessata.

  1. Molte missioni sono state svolte, al fine di poter prendere visione dello stato dell’arte delle tante servitù oggetto dei lavori di indagine della commissione, purtroppo una non è stata portata a compimento, proprio quella che rappresenta per tutti noi, ma soprattutto per buona parte dei militari morti o attualmente colpiti da patologie il vero luogo del delitto: i balcani. Non potevamo non andare a visitare quei luoghi e conoscere le conseguenze ancora tangibili sulla pelle dei tanti abitanti che vivono sopra i campi e dentro le città bombardate dagli alleati durante la guerra alla ex jugoslavia. Questo mancato passaggio per noi è veramente grave.

  2. Un altro momento fondamentale rimasto nella nostra memoria, nella mia testa, è quello relativo all’audizione della sig.ra Pinotti, ministro della Difesa uscente, che con pilatesco atteggiamento rimandava alle competenza dell’avvocatura dello Stato le responsabilità sui tanti, troppi ricorsi ai danni dei molti militari che si sono visti rigettare i propri diritti di fronte al Comitato di Verifica e che poi, dopo molti anni e tante spese affrontate ottenevano quanto agognatamente sperato.

Tutto questo in contrapposizione a quanto affermato poi successivamente in un’altra audizione dall’Avvocatura dello Stato che riferiva di come le proprie inizative erano suffragate proprio dal ministro della Difesa coadiuavata dai suoi collaboratori.

Siamo alla conclusione di un ciclo, come già detto questo testo che voteremo favorevolmente dovrà rappresentare il principale strumento di consultazione per mettere finalmente e una volta per tutte la parola fine ad una storia ormai giunta al suo ultimo capitolo, quello in cui si capisce come andrà a finire: il bene vince e il male cede.”

#TANTODAFARE: Il Muos di Niscemi e le 46 antenne

In 5 anni sono sempre stato in prima linea, a difendere le istanze dei comitati, portando la loro voce in Parlamento, portando la commissione d’inchiesta Uranio a Niscemi, in quanto competente anche per le emissioni elettromagnetiche potenzialmente pericolose.

Abbiamo sempre avuto tutti contro: governo, maggioranza, opposizione (tranne qualche gruppo), ma le nostre parole restano nei resoconti e la nostra forza è la vostra presenza.

Oggi siamo in attesa di conoscere se il governo americano sia realmente intenzionato a smantellare le antenne inutilizzate tra le 46 esistenti, in attesa che la magistratura completi l’iter che vede la procura di Caltagirone accusare la Difesa di aver concesso la realizzazione di un opera TOTALMENTE ABUSIVA.

ARPA nel frattempo continui a monitorare le emissioni elettromagnetiche prodotte e vigili sul MUOS, vero emblema di una militarizzazione selvaggia e straniera della nostra isola.

#TANTODAFARE: Mai più “casi Uranio impoverito”

Con la Commissione parlamentare di inchiesta sugli effetti dell’utilizzo dell’uranio impoverito, a cui ho avuto l’onore e l’orgoglio di partecipare, il nostro impegno si è concretizzato ponendo all’attenzione dell’ufficio di presidenza la necessità di audire personaggi scomodi, chiedendo di visitare località altrettante compromettenti, come unico obiettivo quello di garantire i tanti protagonisti sfortunati di una vicenda ancor più subdola.

Ci sono rimasti da audire MATTARELLA, MOSCA MOSCHINI, e da visitare il KOSOVO, ma ciò non ci è stato ancora concesso.

#TANTODAFARE: Operazione Strade Sicure, un patrimonio da tutelare

7000 uomini e donne impegnati ogni giorno a presidiare obiettivi sensibili per la sicurezza del nostro Paese.

Con grande impegno ed enormi sacrifici ma anche qualche soddisfazione.

L’operazione “Strade Sicure” dell’Esercito Italiano, oltre ai tanti slogan della Difesa, per com’è concepita può essere migliorata, al meno fino a quando non verrà deciso di rinunciarci per consentire una stabilizzazione nel comparto Sicurezza di tanti giovani.

Il mio impegno con la M5S IV Commissione Difesa​ è stato proprio per dare maggiori tutele al personale impiegato sia in termini di sicurezza sul luogo di lavoro che per il rispetto delle tempistiche del pagamento degli straordinari maturati.

Ad oggi in commissione Difesa giace, putroppo senza speranza di essere discussa, una mia proposta con cui si chede di:

1 – valutare l’opportunità, degli Stati Maggiori coinvolti, di rivedere le modalità di impiego del personale impegnato nell’operazione «Strade Sicure» o in future operazioni sul territorio nazionale, in deroga al regolamento di disciplina sull’uso delle uniformi al fine di dotare di adeguato vestiario il personale in servizio, e in modo tale da renderne più agevole e reattivo l’impiego anche in funzione dei cambiamenti climatici stagionali, nonché di rivedere la modalità di turnazione e di fruibilità di pause utili al recupero delle energie psico-fisiche, così come di rivedere la dotazione di equipaggiamento da indossare al fine di alleggerirne il carico;

2 – rendere disponibili adeguate strutture di protezione dalle condizioni climatiche estreme per il personale militare impegnato in operazioni condotte sul territorio nazionale quali «Strade Sicure» o «Sabina», al fine di tutelarne, per quanto possibile, la salute e favorirne il rendimento durante il servizio così come previsto dalle normative in materia di tutela del personale nei luoghi di lavoro.

oltre ad avere depositato anche delle interrogazioni con cui si chiedeva di sapere:

1 – se il Governo intenda adottare nuove direttive che contemplino la possibilità di dotare il personale impiegato nell’operazione «strade sicure» di manette o simili;
2 – se il Governo intenda assumere iniziative per assegnare compiti di polizia giudiziaria ai militari di «strade sicure», al fine di garantire livelli di efficienza maggiori nei risultati operativi perseguiti;
3 – se si intenda fornire elementi sul numero di ore di straordinario non ancora remunerate e sui giorni di recupero compensativo non ancora goduti da parte del personale delle forze armate e dell’Arma dei carabinieri suddivisi tra ufficiali, sottoufficiali, graduati e truppa in servizio nell’ambito dell’operazione «Strade sicure», anche con indicazione dei valori espressi in euro, evidenziandone l’andamento nel tempo a partire dal 2014;
4 – se siano mai state superate le soglie massime di monte-ore annuo retribuibile di straordinario previste dalle direttive di forze armate e dell’Arma dei carabinieri, indicandone, eventualmente, la suddivisione tra ufficiali, sottoufficiali, graduati e truppa in servizio nell’ambito dell’operazione «Strade sicure» a partire dal 2014 e quali iniziative siano state assunte nei confronti del comandante di Corpo/capo ufficio;
5 – relativamente al personale militare impiegato nell’operazione «Strade sicure» a quanto ammontino le ore di straordinario da remunerare e i recuperi compensativi da godere suddivisi anche tra giorni feriali, notturni, festivi e festivi notturni nel periodo 2014-2017;
6 – quali iniziative siano già in atto o al vaglio della Ministra interrogata al fine di sanare tutte quelle situazioni di criticità afferenti al mancato pagamento degli straordinari e al mancato recupero compensativo, con particolare attenzione al personale impiegato nell’operazione «Strade sicure»;

#TANTODAFARE: Il Cara di Mineo va chiuso

Il CARA di Mineo rappresenta per il territorio del Calatino una risorsa per tanti lavoratori e per l’indotto, ma non potrà mai essere un investimento strutturale per rilanciare l’economia locale.

Il nostro ruolo di opposizione si è sempre incentrata nel cercare di tutelare i richiedenti asilo, ma anche la popolazione e le forze dell’ordine impegnate.

Diverse visite sono state svolte sia da me che dai miei colleghi della Commissione d’Inchiesta istituita in Parlamento, nonchè da Ignazio Corrao eurodeputato del MoVimento5Stelle.

Diversi gli atti anche da me presentati sulle nefandezze che via via veninvano segnalate sui giornali

Il CARA di Mineo va chiuso, senza se e senza ma, vanno però tutelate le eccellenze che questo territorio è in grado di proporre su scala nazionale, europea e mondiale.

#TANTODAFARE: Per ridare una sede al Commissariato di PS di Caltagirone

Non c’è ancora il Commissariato di Polizia a Caltagirone, in quanto la burocrazia e il Ministero dell’Interno non hanno reso possibile ciò che avevo chiesto dopo il crollo avvenuto e l’inagibilità susseguita all’immobile che lo ospitava.

Si parlava di un anno (nel 2016), ma ancora il personale è costretto ad andare in prestito presso i colleghi della Polizia Stradale.

Diversi sono stati gli atti che ho presentato in Parlamento accendendo l’attenzione del ministero e cercando di accelare nella realizzazione delle “scartoffie” necessarie a concretizzare l’opportunità da noi individuata, vale a dire riconvertire l’immobile “Ex Casa delle Fanciulle” da centro di accoglienza per richiedenti asilo minorenni a nuovo plesso di sicurezza e legalità per un territorio che vede tra le piaghe principali la criminalità organizzata e comune nonchè la gestione della “Polveriera CARA Mineo”, sempre pronta ad accendersi.

#TANTODAFARE: Strade siciliane non più in precarie condizioni

Le strade siciliane, tra le peggiori in Italia, hanno conosciuto il loro momento peggiore quando, nel 2015, è crollato il ponte HIMERA sull’autostrada che collega Palermo con Catania.

L’esperienza maturata in commissione Difesa mi ha dato l’opportunità di conoscere la grande preparazione e la capacità realizzativa del Genio Militare Italiano.

Ecco perchè ho proposto di coinvolgere loro nella necessaria ed impellente condizione di ripristinare quanto prima i collegamenti tra le principali città siciliane.

Nel frattempo, Giancarlo Cancelleri insieme alMoVimento 5 Stelle Sicilia hanno dato vita ad un collegamento tampone con la ormai famosa “trazzera5stelle”.

Abbiamo presentato un progetto per risolvere il problema in due mesi spendendo circa 1,5 milioni di euro, invece il governo ha impiegato 10 mesi e speso oltre 9 milioni di euro!

Oggi l’attenzione deve continuare ad essere alta, per questo ho proposto, tramite il Movimento 5 Stelle Caltagirone di censire le criticità stradali dell’intero territorio siciliano, in modo da interfacciarsi con l’ANAS e la Regione Siciliana al fine di far sentire la voce dei tanti siciliani costretti a “fare gincana” per viaggiare in questa isola meravigliosa che è la mia terra.

 

#TANTODAFARE: Ferrovia Caltagirone-Niscemi da ripristinare

E’ ormai arcinoto come il trasporto su rotaia nel calatino sia compromesso da quell’evento che nel 2011 vide crollare un ponte, per fortuna senza conseguenza a persone, tra Caltagirone e Niscemi.

FIATO SUL COLLO: il Ministero dei Trasporti non può non avere voce in capitolo, per questo ho cercato di tenere alta l’attenzione su questo scandolo, ma purtroppo 5 anni sono bastati solo per conoscere a quanto ammonterebbe il costo per realizzarlo: 90 mln di euro.

E ciò perchè questa tratta abbandonata fa i conti con i ladri di rotaie (acciaio) e con il logorio di altri viadotti e gallerie di cui è piena. Se si fosse intervenuti subito, quanto si sarebbe speso? Forse meno dei 90 mln che oggi vengono stanziati.

E’ chiaro che devo ringraziare Comitato Pendolari Sicilia per la collaborazione nel seguire insieme a me, in Parlamento, l’evolversi delle richieste presentate.

#TANTODAFARE: Per riconoscere lo Stato di Palestina

Con i colleghi della M5S Commissione Affari Esteri e Comunitari non abbiamo avuto dubbi.

Un processo di pace in Medio Oriente passa dal riconoscimenti dello Stato di Palestina.

Così su mio input si è proposta la mozione delMoVimento 5 Stelle (https://goo.gl/EJhUUp) con la quale si chiedeva di:

1 – riconoscere pienamente e formalmente lo Stato di Palestina nei confini del 1967 secondo le risoluzioni delle Nazioni Unite;

2 – proporre, nelle sedi internazionali, un atto analogo da parte di tutti i Paesi membri dell’Unione europea e della Nato, da intendersi anche come un contributo importante nella lotta al terrorismo del fondamentalismo religioso;
3 – predisporre in tempi rapidi una visita del Presidente del Consiglio dei ministri in Israele e in Palestina per illustrare ai Governi di questi due Paesi il senso del riconoscimento dello Stato di Palestina e per contribuire al riavvio del processo e del negoziato di pace.

Peccato che il Governo farlocco di Renzi, ne abbia accolta una proposta dal PD molto più “annacquata” di quella nostra, gettando fumo negli occhi all’opinione pubblica italiana ed internazionale.

Resterà nella storia, però, che il MoVimento5Stelle ha provato e continuerà a farlo nel prossimo futuro, ad indicare una strada in grado di favorire quel processo di pace attesa da troppi anni in terra Santa.