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Dalle Province ai liberi consorzi e città metropolitane. Quali riforme?

Con la soppressione delle Provincie e l’istituzione dei Liberi Consorzi di Comuni, si apre una nuova sfida per il MoVimento 5 Stelle siciliano, quella di riappropriarci dei nostri territori, di progettare una nuova economia basata sull’eco-sostenibilità e di ridisegnare dei nuovi confini territoriali, non più solo geografici ma soprattutto progettuali, nell’ottica di far crescere il territorio da tutti i punti di vista.

Parliamone insieme all’Assemblea Provinciale del MoVimento 5 Stelle di Catania, Domenica 20 Ottobre 2013 a Caltagirone, presso il Palazzo Reburdone sito in via Abate Meli n° 3 (ai piedi della famosa Scalinata Maria SS. del Monte)

Lettera all’ANAS sul completamento della Libertinia

Un’altra piccola vittoria per il territorio del calatino:
Nei giorni scorsi ho inviato una lettera ai dirigenti dell’Anas chiedendo se corrispondeva al vero le notizie sul definanziamento del completamento della SS Libertinia – Licodia E.
La loro risposta è arrivata oggi pomeriggio ed è confortante:
“Nel merito della richiesta da Ella avanzata vorrei rassicurarLa che non esiste il rischio di definanziamento dell’opera come erroneamente riportato dai giornali locali.
Con Deliberazione n.286 del 07.08.13 la Giunta Regionale Siciliana ha, infatti, approvato il Piano di Azione e Coesione (PAC). Tra gli interventi finanziati figura anche l’itinerario sopra indicato per € 111.850.000 per il quale Anas resta in attesa di ricevere, da parte della Regione Siciliana, l’atto formale di impegno.
L’avvio delle lavorazioni avverrà non appena completata la gara di appalto attualmente in corso.”

Amianto negli elicotteri: La prima risposta del Ministro Mauro

Risposta in commissione del Ministro Mauro sul problema amianto rilevato negli elicotteri, così come evidenziato nell’articolo dell’Huffington Post del 21 agosto.

Questa la risposta all’interrogazione. Il testo esposto in commissione non risponde a tutte le domande ma fissa alcuni punti che consentono di proseguire nel cammino risolutivo di questo problema.

 

In particolare gli obbiettivi successivi e che abbiamo proposto al Ministro sono:

  • Spostamento dei controlli e del monitoraggio sull’amianto nelle forze armate ad un ente terzo
  • Valutazione delle migliori procedure di rimozione dell’amianto, finalizzate ad una ottimizzazione dei costi
  • Valutazione con successive interrogazione degli attuali DPI e della procedure di bonifica (Piani di lavoro)

Dobbiamo apprezzare la volontà del ministero di muoversi nella direzione di trovare una soluzione al problema. E’ infatti inusuale che un ministro (con tutto il proprio staff a seguito) venga a rispondere in commissione (lavoro solitamente lasciato ai sottosergretari).

Questa la relazione della commissione difesa a seguito della risposta all’interrogazione presentata dal deputato Massimo Artini.

AEREOPORTO DI PANTELLERIA: LO VOGLIONO FARE CHIUDERE?

Al Ministro della difesa . — Per sapere – premesso che:
il decreto 25 gennaio 2008 avente come oggetto «Atto d’indirizzo relativo agli aeroporti militari a doppio uso militare – civile identifica l’aeroporto dell’isola di Pantelleria» come aeroporto militare destinato al ruolo di deployment operating base – DOB. L’aeroporto mantiene una presenza militare minima per sostenere rischiaramenti operativi temporanei (per esempio sulla crisi libica);
l’aeroporto di Pantelleria ha altresì fornito, fin dalla sua fondazione nel 1939, un vitale supporto alle attività aeree di soccorso e ricerca, effettuate da velivoli militari e civili;
in particolare l’aeronautica Militare a Pantelleria supporta le operazioni di protezione civile e servizio antincendio, effettuato a mezzo di velivoli Canadair, mettendo a disposizione mezzi ed uomini ed assistenza a terra. All’interno del sedime aeroportuale, molteplici servizi e funzioni sono assicurati unicamente dagli uomini, dai mezzi e dalle risorse economiche messe a disposizione dalla stessa aeronautica militare. Tra i vari compiti svolti dai militari a Pantelleria si segnalano il servizio meteorologico, le attività di supporto al volo civile e militare che si concretizzano principalmente nelle radio comunicazioni, nel mantenimento in efficienza delle piste e dei sistemi di illuminazione delle stesse, nonché nel controllo delle luci ostacolo a garanzia della sicurezza aeroportuale e di quant’altro necessario al collaterale al funzionamento dell’intero sistema;
la presenza di una base dell’Aeronautica Militare a Pantelleria, ha consentito nel corso degli anni, soprattutto nei momenti di maggiore criticità, di sostenere in vario modo, le esigenze della popolazione isolana. In particolare si ricorda come, in alcuni periodi dell’anno a causa delle pessime condizioni climatiche e del mare, la vicinanza del Corpo e degli uomini in servizio presso la base, è stata di vitale importanza per sostenere l’attività di approvvigionamento di generi alimentari di prima necessità;
il 16 maggio 2012 il consiglio comunale di Pantelleria votava all’unanimità un ordine del giorno contro la chiusura del distaccamento dell’aeronautica Militare nell’isola –:
se il Governo non reputi necessario il mantenimento di un distaccamento dell’Aeronautica Militare a Pantelleria revocando le ipotesi di chiusura, anche al fine di garantire alla popolazione locale quei servizi citati in premessa e una presenza dello Stato in un luogo che, per sua natura, rischia di sentirsi lontano ed isolato dal resto della nazione.

 

e qui la risposta del Ministro:

 Il processo di riordino dell’Aeronautica militare, in completa coerenza con le stringenti esigenze di sostenibilità finanziaria dettate dalla legge sulla revisione della spesa (cosiddetta spending review), ha imposto la riduzione delle strutture meno sostenibili e ritenute di minore ritorno operativo in termini costo-efficacia.
In tale ambito il distaccamento aeroportuale di Pantelleria è stato inserito nel programma di razionalizzazione delle strutture organizzative della difesa, comunicato dallo Stato maggiore difesa al Ministro pro tempore in data 5 novembre 2012 ed approvato dall’autorità politica stessa in data 14 novembre 2012.
Con l’approvazione in parola, è stato attivato il processo per il graduale rilascio del distaccamento, prevedendone la soppressione nel breve termine e salvaguardando l’iter di cambio di status dello scalo aeroportuale da militare a civile, attività già in avanzato stato di attuazione.
Tuttavia, alla luce del sempre più emergente contesto d’instabilità dei paesi nord africani, che hanno profondamente mutato il quadro geostrategico del Mediterraneo centrale, la Forza armata ha preso atto del rinnovato interesse strategico che il piccolo distaccamento aeroportuale riveste da un punto di vista operativo.
Tali aspetti hanno comportato la rivalutazione del provvedimento di soppressione con la conseguente scelta di attuare una semplice riorganizzazione ordinativa mirata a mantenere in essere le funzioni strettamente necessarie all’impiego strategico del distaccamento. 
Il Ministro della difesaMario Mauro.

La bandiera NOMUOS in Parlamento grazie al M5S

La lotta NOMUOS approda in Parlamento grazie al M5S, la battaglia inizia con la presentazione di una mozione parlamentare al Senato:

premesso che:

MUOS (Mobile user objective system) è il sistema di telecomunicazioni satellitari militari che le forze armate Usa intendono realizzare nella riserva naturale Sughereta di Niscemi (Caltanissetta), riconosciuta come sito di interesse comunitario (area SIC);

il MUOS è un sistema ad altissima frequenza e a banda stretta, composto da 5 satelliti e 4 stazioni di terra, che sarà gestito direttamente dall’US Navy (Marina militare USA) al fine di collegare le forze navali, aeree e terrestri in movimento, ubicate in qualsiasi parte del mondo;

la costruzione era prevista nella grande base aeronavale di Sigonella, alle porte di Catania, e dopo è stata spostata a Niscemi, a seguito dell’esito dello studio di valutazione di impatto elettromagnetico – Sicily radhaz radio and radar radiation hazard model-, commissionato delle forze armate statunitensi alla AGI e Maxym System;

lo studio dei contractor mise in luce i rischi derivanti dai campi elettromagnetici emessi dal MUOS, tra i quali: irradiazione sui sistemi d’armi, munizioni, propellenti ed esplosivi, che potevano innescare detonazioni di missili e bombe depositate all’interno della base militare di Sigonella;

lo studio è stato determinante nel non fare installare i trasmettitori in prossimità della base aeronavale di Sigonella, per la presenza di velivoli dotati di armamento;

la base militare americana di Niscemi esiste dal 1991; in essa è già presente un’importante centrale di telecomunicazioni il cui nome è Naval Radio Trasmitter Facility (NRTF-8), composta da 41 antenne installate, di cui 27 sono dichiarate contemporaneamente in funzione, unitamente all’antenna elicoidale a bassa frequenza, e utilizzate per le comunicazioni sotto il livello del mare;

l’ARPA Sicilia (Agenzia regionale protezione ambiente), tra il dicembre del 2008 e l’aprile del 2010, ha effettuato una serie di rilevamenti sulle emissioni di onde elettromagnetiche generate dalla stazione, e tali misurazioni hanno evidenziato il raggiungimento della soglia di attenzione indicata dalla legislazione italiana (legge n. 36 del 2001 e decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 8 luglio 2003) nel valore di 6 V/m;

il campo elettromagnetico indotto scenderebbe sotto la soglia di attenzione (6 V/m, secondo la legge italiana) solo oltre i 130 chilometri dalla base, e si avrebbero effetti biologici su esseri umani, flora e fauna in un raggio di circa 140 chilometri; un ulteriore contributo al campo magnetico sarebbe quello dovuto ad un fascio secondario non ben identificato (nulla risulta ai progetti depositati) oltre al campo indotto dalle due antenne UHF, stimato ad 1 V/m;

la prolungata esposizione a campi elettromagnetici di tale intensità sarebbe nociva per la salute umana: per citare alcuni esempi di conseguenze dannose, insorgenza di tumori e leucemie, e i soggetti maggiormente esposti sono i bambini e gli anziani, ma a lungo termine tali conseguenze non risparmierebbero nessuno, così come gli effetti sull’ecosistema;

la presenza del MUOS, oltre ai già citati effetti sull’ecosistema della Sughereta di Niscemi e del Bosco di Santo Pietro, avrà un potenziale impatto anche sul settore agricolo, data l’influenza dei campi elettromagnetici elevati sulle colture;

la Procura di Caltagirone ha disposto in data 6 ottobre 2012 il sequestro della stazione radio MUOS di Niscemi in quanto l’installazione avrebbe violato le prescrizioni fissate dal decreto istitutivo dell’area protetta, sequestro che è stato poi annullato in data 28 ottobre 2012 dal tribunale della libertà di Catania dando così il via libera alla ripresa dei lavori;

il procuratore della Repubblica presso il tribunale di Caltanissetta attende le motivazioni del tribunale di Catania per valutare la possibilità di un ricorso in Cassazione;

l’11 marzo 2013 la Regione Siciliana ha raggiunto un’intesa con il Governo per chiedere agli Stati Uniti di non installare le parabole fino all’ottenimento dei risultati sull’impatto ambientale e sugli esiti per la salute dei dispositivi attivati anche alla massima potenza;

dopo un incontro con il Governo nazionale, è stato deciso di affidare all’Istituto superiore di sanità un ulteriore studio delle problematicità relative all’installazione dell’impianto MUOS;

il Governo della Regione Siciliana ha revocato in data 29 marzo 2013, definitivamente, l’autorizzazione per la realizzazione del MUOS a Niscemi;

il 20 aprile 2013, il Ministero della difesa, tramite un ricorso al Tar Sicilia, ha chiesto l’annullamento della revoca a costruire, e la relativa condanna per la Sicilia a risarcire i danni. Il ricorso del Ministero della difesa è stato respinto dal Tar Sicilia lo scorso 9 luglio, a causa della mancanza di un referto che indichi la sicurezza del MUOS per la salute dei cittadini;

il 24 luglio 2013 arriva in modo inaspettato da parte del governatore della Regione Siciliana, l’annullamento della revoca dell’autorizzazione, alla luce dello studio dell’Istituto superiore di sanità, che ha stabilito che la realizzazione dell’impianto non crea alcun danno alla salute dei cittadini tramite una nota inviata al Ministero della difesa, adducendo anche il motivo di non incorrere in una penale di 25.000 euro circa al giorno chiesta dagli Stati Uniti d’America;

lo studio effettuato dall’Istituto superiore di sanità, avrebbe stabilito che non esiste alcuna prova di causalità tra inquinamento elettromagnetico e danni per la salute dei cittadini;

la relazione dell’ISS prodotta dal Ministero non tiene in considerazione le conclusioni dello studio pluridisciplinare del gruppo di lavoro composto dal professor Zucchetti e da Massimo Coraddu del Politecnico di Torino, Eugenio Cottone del Consiglio nazionale dei chimici, Valerio Gennaro dell’Istituto nazionale per la ricerca sul cancro di Genova, Angelo Levis dell’Università di Padova, Alberto Lombardo dell’Università di Palermo, Marino Miceli e Cirino Strano, medici di medicina generale di Niscemi e Vittoria;

il gruppo di lavoro, seguendo la normativa italiana, ha indicato il rischio rilevante dovuto agli effetti a breve e lungo termine del sistema di telecomunicazioni satellitare, tra cui anche la interferenza con apparati biomedicali elettrici e il disturbo della navigazione aerea, e ne sconsiglia l’installazione a Niscemi;

considerato che:

da studi basati sui dati raccolti dall’ARPA Sicilia, è scientificamente fondato il timore che l’istallazione attuale superi già i limiti di legge imposti sulle emissioni elettromagnetiche, e ciò si verifica da oltre 20 anni (vedasi la stazione NRTF8, operativa dal 1991);

l’autorizzazione alla realizzazione del progetto MUOS è stata concessa in violazione, formale e sostanziale, delle normative che riguardano la protezione della popolazione dall’esposizione alle emissioni elettromagnetiche (legge n. 36 del 2001, decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 8 luglio 2003, decreto legislativo 1° agosto 2003, n. 259, art. 87, commi 1 e 3), come confermato dallo studio svolto dal gruppo di consulenti chiamati al tavolo tecnico della Commissione territorio ambiente;

il rapporto del verificatore del TAR Sicilia, supporta pienamente la sentenza che parla di priorità e assoluta prevalenza del principio di precauzione (art. 3-ter , comma 3, decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152), nonché dell’indispensabile presidio del diritto alla salute della comunità di Niscemi;

il rapporto dell’Istituto superiore della sanità, nelle parti riguardanti l’inquinamento chimico proveniente da Gela e lo stato di salute della popolazione, conferma l’assoluta inopportunità della installazione del MUOS presso la base NRTF di Niscemi;

rilevato che:

a Niscemi si sono verificati fatti molto seri di ordine pubblico e l’installazione del sistema satellitare ha sollevato numerose proteste e manifestazioni dei residenti e rappresentanti locali, stanti i gravi rischi per la salute della popolazione e l’ambiente stesso;

le emissioni elettromagnetiche potrebbero avere pesanti conseguenze sul traffico aereo, dato che la potenza del fascio di microonde del MUOS è in grado di provocare interferenze nella strumentazione di bordo di un aeromobile;

questa eventualità non è da considerarsi remota e trascurabile, vista la presenza del nuovo aeroporto di Comiso che verrebbe a trovarsi a poco più di 19 chilometri dal MUOS;

gli effetti per il traffico aereo del nuovo sistema di telecomunicazioni satellitari sono noti ai tecnici della Marina americana già da alcuni anni,

impegna il Governo:

alla luce dei fatti esposti in premessa, ad adottare le opportune iniziative, nel rispetto dell’autonomia regionale, per verificare se tutto quanto esposto in premessa non sia sufficiente per esprimere fortissime preoccupazioni riguardo le conseguenze dell’istallazione di tale sistema sulla salute umana, sull’ecosistema della Sughereta di Niscemi, sulla qualità dei prodotti agricoli, sul diritto alla mobilità e allo sviluppo del territorio, sul diritto alla sicurezza del territorio e dei suoi abitanti;

a rendere effettiva la sospensione dei lavori per la realizzazione del MUOS, nel rispetto, del dispositivo della sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale di Palermo del 9 luglio 2013 che ha respinto le richieste di sospensiva, presentate dal Ministero della difesa contro la Regione Siciliana, e che aveva arrestato i lavori per il MUOS in applicazione del principio di precauzione circa la salute della popolazione locale.

La Costituzione è di tutti

Il M5S non è contrario a ogni riforma costituzionale. Noi pensiamo che la Costituzione si debba cambiare per dare più potere ai cittadini, con l’introduzione del referendum propositivo senza quorum e dell’obbligo di discussione delle leggi di iniziativa popolare. Sogniamo un Paese in cui il popolo comandi e il governo obbedisca.
Le riforme costituzionali che vogliono fare i partiti vanno esattamente nel senso opposto: togliere ulteriori poteri a un Parlamento già esautorato e conferirli nelle mani di pochi. Il tutto derogando all’art. 138 della Costituzione stessa, l’articolo che detta le regole per la modifica della carta costituzionale. In sostanza un Parlamento di nominati, pieno zeppo di piduisti, in tempo di crisi e sotto ricatto di Berlusconivuole modificare la Costituzione senza nemmeno rispettare le regole! Vi sta bene? A partire da oggi, in tutte le piazze d’Italia, saremo presenti insieme a tutti i cittadini con i nostri banchetti e le nostre agorà

 

Il mio primo intervento in Aula: il ponte ferroviario crollato a Caltagirone

Grazie, Presidente.
Onorevoli colleghi, questa notte, nello scorrere delle ore, abbiamo avuto modo di porre l’attenzione sui molteplici ordini del giorno presentati dai colleghi, almeno per chi era presente. Ordini del giorno presentati e discussi con la stessa passione che contraddistingue chi veramente vuole essere propositivo, ovvero il MoVimento 5
Stelle. Gli ordini del giorno sono davvero molti, ognuno di essi ha voluto apportare integrazioni migliorative, con il solo scopo di favorire i cittadini. Quegli stessi cittadini che chiedono diritti e dignità con sempre più forza ed energia. Ciò che mi stupisce e mi rattrista è che non si stiano ascoltando queste richieste.
Nell’ordine del giorno che ho presentato si chiede l’impegno del Governo a provvedere ad investire una parte delle
risorse per opere infrastrutturali, assecondando l’opportunità ed i doveri di garanzia della cosiddetta continuità territoriale, finalizzate al potenziamento del trasporto  erroviario pubblico e privato per i cittadini dello Stretto di Messina e della Regione siciliana.
Ho fatto un preciso riferimento ad un ponte ferroviario crollato nella provincia di Catania, lungo la tratta Catania-Caltagirone-Gela.
Infatti, in data 8 maggio 2011 si è verificato il crollo della IX e X arcata di un pilone del ponte di Piano Carbone
(Caltagirone). In maniera fortuita, il crollo non ha determinato alcuna conseguenza a persone e veicoli in transito sulla strada provinciale 39, che è stata successivamente chiusa, comportando lo spostamento della viabilità stradale sulla strada provinciale 62, Caltagirone-Santo Pietro, e sulla strada statale 417, Catania-Gela, comportando un
disagio non indifferente per i cittadini di Niscemi che devono percorrerla frequentemente per raggiungere l’ospedale e il tribunale allocati a Caltagirone. Il ponte a tutt’oggi è rimasto nella situazione di precario sostegno in cui si trovava. Infatti, la mancanza dei due piloni mantiene in equilibrio precario l’intera struttura dal quale pende, come per miracolo, solo la parte dei binari e delle relative travi. Il ponte è crollato nel maggio 2011 e non è stato mai
più oggetto di attenzione.
In un quadro di progressiva dismissione, col pretesto dell’alta velocità le attuali ferrovie stanno investendo tutte le
risorse sui Frecciarossa e stanno lasciando in abbandono tutto il resto, senza dare un adeguato peso alle esigenze di mobilità di milioni di italiani.
Il ripristino del ponte è in funzione dello sviluppo del territorio. La linea ferroviaria Caltagirone-Catania lambisce
l’area dell’aeroporto di Catania. Basterebbe aprire una stazione per trasformare una linea obsoleta in una metropolitana di superficie. Se si tiene conto che sul fronte sud è possibile collegare la linea ferrata
con l’aeroporto di Comiso, si ha un quadro più chiaro delle potenzialità di sviluppo del territorio.Nello stesso ordine del giorno si chiede al Governo di impegnare somme sul territorio della città di Messina e nella sua provincia per opere infrastrutturali di pubblica utilità, prevedendo stanziamenti nell’ambito sia del programma denominato
« Seimila campanili » sia per la riqualificazione di immobili di edilizia scolastica per ciascuno degli anni dal 2014 al
2016 ricadenti nel comune di Messina e nella sua provincia.
Questo è uno degli esempi della nostra propositività. Per questo l’invito è a votare favorevolmente gli ordini del giorno. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

CALTAGIRONE: l’istituto agrario non va abbandonato, ecco la mia interrogazione

lo stabile con sede presso il quartiere «Cappuccini» del centro storico di Caltagirone (Catania) che ospitava l’Istituto tecnico agrario «Cucuzza» è rimasto chiuso dal settembre del 2012 per carenze strutturali riguardanti infiltrazioni, crepe, infissi deteriorati, ambienti malsani e alcune parti pericolanti. Lo stesso è stato, recentemente, oggetto di un raidvandalico, così come riportato dagli organi di stampa regionali e dalla denuncia di diversi cittadini attraverso alcuni social network;
le condizioni di sicurezza dell’edificio sono insufficienti, accentuati dalla facilità d’accesso allo stesso attraverso ingressi secondari che mancano di reti metalliche ed inferriate con la preoccupante e pericolosa possibilità d’accesso a minori o male intenzionati;
all’interno dello stabile, dopo il trasferimento dell’Istituto tecnico agrario «Cucuzza» accorpato all’Istituto tecnico per geometri in Via Mario Scelba a Caltagirone, sono rimaste attrezzature di potenziale pericolosità riguardanti l’aula di chimica, oltre parti di computer e materiali, incustoditi, d’interesse storico riguardanti libri ed oggetti databili ai primi anni del Novecento che andrebbero preservati –:

quali provvedimenti intende assumere il Governo in riferimento alla tutela della sicurezza dello stabile ed in particolar modo alla difesa dei reperti d’interesse storico, attualmente abbandonati.
(4-01299)

Ponte Ferroviario crollato tra Caltagirone e Niscemi: interrogato il ministro dei trasporti

Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti . — Per sapere – premesso che:
lungo la linea ferroviaria Catania-Caltagirone-Gela, in data 8 maggio 2011, si è verificato il crollo al km 326+600 della nona e decima arcata e di un pilone del ponte di Piano Carbone;
in maniera fortuita, il crollo non ha determinato alcuna conseguenza a persone o veicoli in transito sulla strada Provinciale 39 che è stata successivamente chiusa, comportando lo spostamento della viabilità stradale sulla strada provinciale 62 Caltagirone-Santo Pietro e sulla strada statale 417 Catania-Gela comportando un disagio, non indifferente, per i cittadini di Niscemi che devono percorrerla frequentemente per raggiungere l’ospedale e il tribunale allocati a Caltagirone;
il ponte, a tutt’oggi è rimasto nella situazione di precario sostegno in cui si trovava infatti la mancanza di due piloni mantiene in equilibrio precario l’intera struttura dal quale pende, come per miracolo, solo la parte dei binari e delle relative travi. Il ponte, crollato nel maggio 2011, non è stato mai più oggetto di attenzione di RFI in un quadro di progressive dismissioni e col pretesto dell’alta velocità, le attuali Ferrovie stanno investendo tutte le risorse sui Frecciarossa e stanno lasciando in abbandono tutto il resto, senza dare un adeguato peso alle esigenze di mobilità di milioni di Italiani;
il ripristino del ponte oggetto della presente interrogazione, è in funzione dello sviluppo del territorio. La linea ferroviaria Caltagirone – Catania lambisce l’area dell’aeroporto di Catania. Basterebbe aprire una stazione per trasformare una linea obsoleta in una metropolitana di superficie. Se si tiene conto che sul fronte sud è possibile collegare la linea ferrata con l’aeroporto di Comiso si ha un quadro più chiaro delle potenzialità di sviluppo del territorio –:
quali progetti e iniziative s’intendano portare avanti, relativamente al ripristino del ponte, ad oggi rimasto nella situazione di precario sostegno.

 

 

Ecco la risposta del Viceministro delle infrastrutture e dei trasportiRiccardo Nencini.

 

Risposta. — Come già riferito il 26 ottobre 2017, in occasione dello svolgimento di interrogazioni a risposta immediata in IX Commissione, si conferma che la tratta Gela-Caltagirone è sospesa all’esercizio ferroviario dal 2011 a seguito del crollo del ponte di piano Carbone sito al chilometro 326+645; a seguito di tale sospensione si è provveduto ad offrire un servizio sostitutivo attraverso autobus.
Inoltre, Rete ferroviaria italiana (RFI) riferisce che l’accordo quadro recentemente sottoscritto dalla stessa società e Regione siciliana ha confermato invece il programma di utilizzo attuale dell’infrastruttura per servizi nella tratta Lentini dir.-Caltagirone.
Quanto alla possibilità di ripristinare il ponte di piano Carbone, la modalità di ricostruzione dello stesso è in fase di esame da parte di RFI nell’ambito della più generale necessità di adeguamento della linea alle più recenti norme di costruzione.
Ad oggi sono stati realizzati gli interventi di messa in sicurezza del sito relativo al crollo del ponte, con fondi di manutenzione eccezionale di competenza RFI, per un importo di circa euro 1.900.000.
Gli interventi per il ripristino dell’intera tratta riguardano circa 111 chilometri complessivi e interessano 10 viadotti, oltre al ponte da ricostruire, e 26 gallerie di cui due di lunghezza oltre 1.000 metri.
La messa a norma della infrastruttura in argomento è stimata all’incirca in 90,5 milioni di euro e i costi connessi al mantenimento – anche in sola sospensione della linea per le attività previste (sorveglianza, visita linea, interventi di presidio, e altro) – ammontano a circa euro 80.000 l’anno.
Questo Ministero ha manifestato la disponibilità ad avviare un tavolo di confronto con RFI e Regione siciliana, anche in ordine alla valutazione del rapporto costi/benefici del ripristino della tratta, al fine di individuare soluzioni adeguate per ridurre i disagi dell’utenza.